L’uragano Melissa infrange il record di velocità del vento nell’Atlantico con raffiche di 252 miglia orarie

L’uragano Melissa ha consolidato il suo posto nella storia della meteorologia, non solo come una delle tempeste atlantiche più intense mai registrate, ma ora come detentore di un nuovo record di velocità del vento. Dati recenti confermano una raffica di picco di 252 miglia all’ora, appena un miglio all’ora in meno rispetto al record globale e superiore di 4 mph a qualsiasi raffica precedentemente misurata all’interno di un ciclone tropicale sull’acqua. Questa è un’osservazione critica perché velocità del vento estreme rappresentano una minaccia diretta alla vita e alle proprietà.

Venti da record: raffiche e velocità sostenute

La raffica da record è diversa dai venti sostenuti utilizzati per classificare gli uragani sulla scala Saffir-Simpson. La scala Saffir-Simpson misura la velocità del vento più alta sostenuta in un minuto, mentre le raffiche sono raffiche transitorie che possono raggiungere picchi molto più alti. I venti sostenuti di Melissa hanno raggiunto i 185 mph, poco meno del record dell’Atlantico, ma la raffica di 252 mph evidenzia la potenza pura contenuta nella tempesta.

Questa distinzione è cruciale: mentre i venti sostenuti determinano la forza complessiva della tempesta, le raffiche rappresentano la forza immediata e distruttiva percepita al suolo. La differenza tra un uragano di categoria 5 e un’esplosione di vento catastrofica può essere la differenza tra il danno a cui è possibile sopravvivere e la devastazione totale.

Tecniche di verifica e misurazione

La misurazione è stata verificata dagli scienziati atmosferici del Centro nazionale per la ricerca atmosferica e della NOAA, assicurando che non si trattasse di un errore strumentale. Queste misurazioni sono state effettuate utilizzando una sonda, uno strumento meteorologico schierato da un aereo Hurricane Hunter, che fornisce dati dettagliati dal nucleo della tempesta alla superficie dell’oceano.

I ricercatori, tra cui Holger Vömel, hanno una conoscenza rigorosa di come vengono effettuate queste misurazioni, poiché hanno esaminato i potenziali record precedenti. Ciò garantisce che le letture estreme non siano artefatti di apparecchiature difettose, come nel caso di alcuni dati dell’uragano Katrina nel 2005.

Contesto: perché è importante

Anche se la raffica di Melissa è stata appena al di sotto del record di tutti i tempi (253 mph stabilito in Australia nel 1996), il confronto non è semplice. Il record australiano è stato misurato a livello del suolo, dove il terreno può amplificare la velocità del vento. La misurazione di Melissa è stata effettuata sull’oceano aperto a un’altitudine molto più elevata, rendendolo un confronto più corretto con altri uragani oceanici.

L’intensità della tempesta si è manifestata anche in altri record: Melissa si è classificata al terzo posto per la pressione centrale più bassa (892 millibar) nell’Atlantico, e i suoi venti sostenuti si sono classificati al secondo posto. La tempesta ha causato una devastazione senza precedenti, diventando il più forte uragano ad aver colpito la Giamaica e provocando il secondo più alto numero di precipitazioni nella nazione dal 2000.

“Queste tempeste devono essere prese sul serio”, afferma Vömel. “Si tratta di un risultato da record, ed è davvero sorprendente che possiamo osservarlo. Ma ci sono anche persone sul campo che hanno sofferto per questo.”

I venti da record e i danni associati servono a ricordare la crescente intensità dei cicloni tropicali in un clima caldo. Comprendere questi estremi è fondamentale per migliorare le previsioni, la preparazione alle catastrofi e, in definitiva, per salvare vite umane.